AUROBINDO YOGA SADHANA
Maggio 2025
AUROBINDO YOGA SADHANA
Maggio 2025
12 Maggio 2025
Oggi in India si festeggia Buddha Purnima, la nascita del Buddha, che si ritiene essere avvenuta in un giorno di luna piena.
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Tra l’agosto del 1957 e il settembre del 1958, ogni settimana la Madre era solita tenere, per gli studenti della scuola dell’Ashram, una lezione sul Dhammapada, uno dei testi principali del Buddhismo, che, secondo la tradizione, contiene degli insegnamenti pronunciati dal Buddha stesso.
Durante le lezioni, Ella dapprima procedeva con la lettura di alcuni versi del Dhammapada tradotti in francese, poi commentava sui quei punti che riteneva di maggior interesse e infine teneva una meditazione sull’argomento di cui si era trattato.
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Di seguito, alcuni versi commentati:
Come l’uragano sradica l’alberello stentato, così Mara sopraffà l’uomo che vive soltanto alla ricerca del piacere, che non domina i propri sensi, che non sa come moderare i propri appetiti, che è indolente e spreca le proprie energie.
Nella letteratura Buddhista, Mara rappresenta lo Spirito del Male, tutto ciò che è contrario o che si oppone alla vita spirituale; in certi casi rappresenta la morte – non tanto la morte fisica, quanto la morte rispetto alla verità, all’esistenza spirituale.
Qui significa che, fino a quando non si controllano i propri sensi e i propri desideri, e ci si preoccupa delle soddisfazioni materiali esteriori come fossero cose della massima importanza, non si ha la volontà necessaria a resistere all’attacco delle forze ostili e a tutto ciò che ci trascina in basso e ci conduce lontano dalla realtà spirituale.
Il Dhammapada non si fonda tanto sul punto di vista morale, non è il male come gli uomini lo intendono, con la loro giustizia cieca e il loro senso arbitrario del bene e del male. Il male, dal punto di vista spirituale, è in realtà ciò che ci conduce lontano dalla meta, che talvolta persino ci distoglie dallo scopo più profondo della nostra esistenza, dalla verità del nostro essere e ci impedisce di realizzarla.
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Come l’uragano non fa presa sulla roccia, così Mara non fa presa sull’uomo che non vive alla ricerca del piacere, che ha un buon dominio sui propri sensi, che sa come moderare i propri appetiti, che è dotato di una fede inamovibile e che non spreca le proprie energie.
Quello che il Dhammapada intende quando parla di fede non è affatto credere a un dogma o a una religione, non è nemmeno la fede nell’insegnamento del Maestro; è la fede nelle proprie possibilità, la certezza che qualunque siano le difficoltà, gli ostacoli, le imperfezioni, persino i dinieghi nel nostro essere, siamo nati per la realizzazione e realizzeremo.
La volontà non deve mai tentennare, lo sforzo dev’essere perseverante e la fede inamovibile. Allora, invece di impiegarci degli anni a realizzare quello che si deve realizzare, lo si può fare in pochi mesi, qualche volta persino in pochi giorni e, se c’è una sufficiente intensità, in poche ore. Il che vuol dire che possiamo prendere posizione interiormente e nessuna cattiva volontà che prenda d’assalto la realizzazione avrà più potere su di noi di quanto ne abbia un uragano su di una roccia. Dopo di che, il cammino non sarà più difficile; esso diventerà straordinariamente interessante.
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Secondo la leggenda, quando Buddha si mise in meditazione per raggiungere l'illuminazione, fu attaccato dall'esercito di Mara, che voleva impedirgli di sfuggire al suo dominio.
Non appena però le armi delle forze disturbatrici entravano nell'atmosfera del Buddha, si trasformavano in fiori.
La forza spirituale è in grado di convertire le energie negative in positive.
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La Vigilanza è la via che conduce all’immortalità (o Nirvana). La Negligenza è la via che conduce alla morte. Chi è vigile non muore, chi è negligente è già morto.
In questi testi, il termine Nirvana, non viene usato nel senso di annichilimento, come potete vedere, ma nel senso di un’esistenza eterna in contrapposizione alla vita e alla morte, così come le conosciamo nell’esistenza attuale, terrestre, che sono l’una il contrario dell’altra: la vita contraria alla morte, la morte contraria alla vita. Non è di questa vita che si parla, ma dell’esistenza eterna che è al di là della vita e della morte – la vera esistenza.
La Vigilanza significa essere desti, stare in guardia, essere sinceri – non farsi mai cogliere di sorpresa. Quando vuoi fare sadhana [pratica spirituale], a ogni istante della tua vita c’è una scelta tra fare il passo che porta verso la meta e addormentarsi o talvolta persino tornare indietro, dicendosi “Oh, dopo, dopo, non subito” – sedersi sul sentiero.
Essere vigili significa non soltanto resistere a ciò che ti trascina in basso, ma soprattutto esser pronti a non perdere alcuna opportunità di progredire, alcuna opportunità di superare una debolezza, di resistere a una tentazione, alcuna opportunità di imparare qualcosa, di correggere qualcosa, di padroneggiare qualcosa. Se sei vigile, puoi fare in pochi giorni ciò che altrimenti richiederebbe degli anni. Se sei vigile puoi fare di ogni circostanza della tua vita, di ogni azione, di ogni moto, un’occasione per giungere più vicino alla meta.
Ci sono due tipi di vigilanza, attiva e passiva. C’è una vigilanza che ti avverte se stai per commettere un errore, se stai per fare una scelta sbagliata, per essere debole, per lasciarti tentare, e c’è una vigilanza attiva che cerca l’opportunità per progredire, che cerca di utilizzare ogni circostanza per avanzare più rapidamente. C’è una differenza fra evitarti una caduta e avanzare più rapidamente. Ed entrambe le cose sono assolutamente necessarie.
Chi non è vigile è già morto. Ha perso il contatto con il vero scopo dell’esistenza e della vita. Così le ore, le circostanze, la vita trascorrono invano, senza portare nulla, e uno si risveglia dalla sua sonnolenza in una buca da cui poi è molto difficile venir fuori.
La Madre - Commenti al Dhammapada