AUROBINDO YOGA SADHANA
Luglio 2025
AUROBINDO YOGA SADHANA
Luglio 2025
13 Luglio 2025
Ma la questione è se una religione dell’Uomo, puramente intellettuale e sentimentale, basterà ad apportare un cambiamento così grande alla nostra psicologia. La debolezza dell’idea intellettuale, anche quando si sorregge facendo appello ai sentimenti e alle emozioni, è che non raggiunge il centro dell’essere umano. L’intelletto e i sentimenti sono soltanto degli strumenti dell’essere e possono essere strumenti della sua individualità inferiore ed esterna oppure dell’uomo interiore e superiore, possono servire l’ego oppure essere i canali dell’anima.
Il fine della religione dell’Uomo è stato formulato nel diciottesimo secolo, grazie a una sorta di primitiva intuizione; il fine era ed è ancora di ricreare la società umana ad immagine di tre ideali correlati: la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Nessuno di essi è stato veramente conquistato, malgrado tutto il progresso che si è compiuto.
La libertà che è stata proclamata a così gran voce come il fondamento del progresso moderno è una libertà esteriore, artificiale e irreale. L’uguaglianza che tanto si è cercata e per cui tanto si è combattuto è anch’essa un’uguaglianza esteriore e artificiale, che si dimostrerà essere altrettanto irreale. Per quanto riguarda la fraternità, non si pretende nemmeno che essa sia un principio che si possa mettere in pratica per l’ordinamento della vita e ciò che viene proposto come suo sostituto è un principio esteriore e artificiale di associazione paritaria o tuttalpiù una solidarietà dei lavoratori.
Questo perché l’idea di umanità, in un’epoca intellettuale, è stata obbligata a mascherare il suo vero carattere di religione, di qualcosa che concerne l’anima e lo spirito, e ad appellarsi alla mente vitale e fisica dell’uomo piuttosto che al suo essere interiore.
Ha limitato il proprio sforzo al tentativo di rivoluzionare le istituzioni politiche e sociali e di determinare quel tanto di cambiamento delle idee e dei sentimenti della mente collettiva dell’uomo che consentisse a rendere quelle istituzioni realizzabili; ha lavorato molto di più all'apparato della vita umana e sulla mente esteriore che non sull’anima dell'umanità. [...]
Libertà, eguaglianza, fraternità sono tre divinità dell'anima; non possono essere realmente conquistate attraverso il meccanismo esterno di una società o dall'uomo fintantoché egli vive soltanto nell'ego individuale e collettivo.
Quando è l'ego a reclamare la libertà, esso arriva a un individualismo competitivo. Quando rivendica l'eguaglianza, prima arriva al conflitto, poi al tentativo di ignorare le variazioni della Natura, e, unico modo per riuscirvi con successo, costruisce una società artificiale e macchinosa. Una società che persegua la libertà come proprio ideale è incapace di arrivare all'eguaglianza; una società che miri all'eguaglianza sarà obbligata a sacrificare la libertà.
Parlare di fraternità per l'ego è come parlare di qualcosa di contrario alla sua natura. Tutto ciò che conosce è l'associazione per perseguire dei fini egoistici comuni e il massimo a cui può arrivare è una più accurata organizzazione per l'equa distribuzione del lavoro, della produzione, del consumo e del piacere.
Eppure è la fraternità la vera chiave al triplo vangelo dell'idea di Umanità. L'unione di libertà ed eguaglianza può essere raggiunta soltanto dal potere della fraternità umana e non si può fondare su nient'altro.
Ma la fraternità esiste solo nell'anima e grazie all'anima; non può esistere altrimenti. Perché questa fraternità non è una questione di parentela fisica o di associazione vitale o di accordo intellettuale.
Quando è l'anima a reclamare la libertà, essa reclama la libertà di potersi evolvere, ovvero che il divino possa svilupparsi liberamente nell'uomo, in tutto il suo essere. Quando reclama l'eguaglianza, ciò che reclama è la stessa libertà ugualmente per tutti e il riconoscimento della stessa anima, della stessa divinità in tutti gli esseri umani. Quando s'adopera per la fratellanza, quell'uguale libertà di potersi evolvere la sta fondando su un fine in comune, su una vita in comune, su un'unione della mente e del sentire, che si basano sul riconoscimento di questa unità spirituale interiore.
Questi tre aspetti sono di fatto la natura stessa dell'anima; perché libertà, eguaglianza e unità sono attributi eterni dello Spirito. E' il riconoscimento pratico di questa verità, è il risveglio dell'anima nell'uomo e il tentativo di farlo vivere a partire dalla sua anima e non dal suo ego, che è il senso interiore di una religione, ed è ciò a cui anche la religione dell'Uomo dovrà arrivare, prima di potersi adempiere nella vita del genere umano.
Sri Aurobindo - L'Ideale dell'Unità Umana (1915-18)
· La Cristianità Medievale diceva all’Uomo: “Uomo, nella tua vita terrena sei una creatura peccaminosa e di fronte a Dio sei un verme; rinuncia perciò all’egoismo, vivi per uno stato futuro e sottomettiti a Dio e al Suo sacerdote”.
I risultati per l’umanità non furono proprio eccelsi.
· La dottrina moderna dice all’Uomo: “Uomo, sei un animale effimero: per la Natura non vali più di una formica o di un lombrico, nell’Universo sei solo un temporaneo nonnulla. Vivi perciò per lo Stato e, da formica, sottomettiti a chi ha la competenza per amministrare e a chi è esperto di scienza”.
Riuscirà questo vangelo a fare meglio dell’altro?
· Il Vedanta dice piuttosto: “Uomo, sei di una sola natura e sostanza con Dio, sei unito nell’anima con tutti gli altri uomini. Risvegliati e progredisci quindi verso la tua divinità completa, vivi per Dio in te stesso e negli altri.”
Questo vangelo, che fu dato solo ai pochi, dev’essere ora offerto a tutta l’umanità affinché si liberi.
Sri Aurobindo - Aforismi (pubblicati postumi)