AUROBINDO YOGA SADHANA
Ottobre 2025
AUROBINDO YOGA SADHANA
Ottobre 2025
7 Ottobre 2025
LA NASCITA DI VALMIKI
Si narra che un giovane, di nome Ratnakar, si fosse trovato in grosse difficoltà nel sostenere la propria famiglia e che avesse quindi deciso di darsi al brigantaggio. Attaccava i viandanti lungo la strada che attraversava la foresta e li derubava, e con quel denaro manteneva i genitori anziani, la moglie e i figli.
Era da molto tempo che le cose stavano continuando a quel modo, finché un bel giorno non passò di lì anche il grande saggio Nārada.
Il brigante, vedendo in lui soltanto un’altra occasione di guadagnarsi la giornata, gli si parò di fronte, pronto ad attaccarlo. Nārada, per nulla intimorito dal suo fare aggressivo, gli parlò: “Per quale motivo stai cercando di derubarmi, non sai che commetti un grave peccato derubando e uccidendo degli essei umani? Per quale motivo vuoi incorrere nelle conseguenze di un simile peccato?”
Il brigante allora si arrestò, interdetto di fronte alla calma intrepidezza dimostrata da quel sant’uomo, che sembrava prendersi più a cuore la sua condizione che non la propria incolumità, e gli rispose: “Perché, perché… perché in questo modo posso sostentare la mia famiglia!”
“Ah, è così!” disse il saggio “E pensi che la tua famiglia si addosserebbe per te anche una parte delle tue colpe?”
“Ma certamente!” rispose prontamente il brigante.
“Molto bene” disse Nārada. “Allora assicurami con una fune a quell’albero e poi va a casa e chiedi ai tuoi se sono disposti a prendere su di sé anche una parte dei tuoi peccati, così come partecipano dei bottini che raccogli”.
Il brigante, sentendo vacillare le proprie certezze, decise di fare come aveva detto e di andare subito a verificare la cosa.
Quindi lo legò, si recò immediatamente da suo padre e gli chiese “Padre, lo sai come ti mantengo?” Suo padre gli rispose “No, non lo so, figlio mio”. “Sono un ladro e uccido le persone e le derubo”. “Che cosa? Dici sul serio? Vai subito via da qui, razza di furfante!”
Andò poi da sua madre e le chiese “Madre, lo sai come ti mantengo?” “No” rispose lei. “Con furti e omicidi”. “Ma è terribile!” gridò sua madre. “Madre mia, ma tu ti accolleresti almeno una parte del mio peccato?” “E perché mai dovrei farlo? Sei tu che ti comporti così!”
Quindi il brigante andò da sua moglie e la interrogò “Lo sai come è che vi mantengo?” “No” rispose lei. “Ebbene, sono un rapinatore” replicò lui “e per anni ho continuato ad assalire le persone... è così che provvedo a tutti voi… Quello che vorrei capire è se tu sei disposta a farti carico anche di una parte delle colpe che commetto, oppure no...” “Ma niente affatto! Sei tu il solo responsabile di come ci mantieni!”
Allora il brigante aprì gli occhi “Ecco come va il mondo, anche i miei parenti più stretti, per i quali ero disposto a derubare, non vogliono poi condividere il mio stesso destino”. Tornò al luogo dove aveva legato il saggio e lo liberò, poi cadde ai suoi piedi e gli raccontò tutto. “Salvami! Che cosa posso fare adesso?”
Il saggio disse: “È ora che la smetti di farti delle illusioni e che abbandoni la tua vita da brigante. Tutti stanno con te se te la passi bene, ma se un bel giorno ti ritrovi in disgrazia, tutti spariscono, persino quelli che sono i tuoi parenti più stretti. Sono sempre tutti pronti a essere partecipi del tuo bene, ma nessuno è disposto a prendere su di sé una parte del tuo male. Rivolgiti piuttosto a Chi è eternamente presente dentro di noi, che sia nel bene o nel male. È Lui l’unico che non ci abbandona mai, perché è vero Amore e l’Amore vero non viene mai meno, non vive di baratto, è totalmente disinteressato.”
Quindi Nārada gli chiese di ritirarsi nella foresta e di provare a ripetere costantemente il nome di Rāma, l’Avatara che fu l’emblema del Dharma, di modo che la sua mente e il suo cuore potessero stabilirsi sul Divino e ottenerne un giorno la realizzazione.
Il brigante però, dopo una vita trascorsa nei misfatti, non era nemmeno in grado di pronunciare una parola che avvertiva essere così pura e santa.
Nārada allora gli disse di pronunciare la parola “Marā”, che significa morto, un termine decisamente più familiare al brigante, poiché con le sue malefatte aveva causato in passato il decesso di tante persone.
Così fece e per molti anni continuò a meditare e a pregare nella foresta, ripetendo la parola “Marā”, fino a quando il suono e la cadenza “...Marā, Marā, Marā...” non si tramutarono spontaneamente in “...ma, Rāma, Rāma,Rāma, Rā...”.
Fu così che giunse a immergersi completamente nella coscienza divina e a dimenticarsi così totalmente di se stesso che gli crebbe sopra un enorme formicaio, senza che neppure se ne accorgesse.
Passò di lì nuovamente il grande Nārada e al grido “Alzati, o saggio!” lo ridestò.
“Saggio?” disse lui “Ma come, non mi riconosci? Sono il vecchio brigante!”
“Non più” disse Nārada “in questi anni ti sei purificato e sei divenuto un vero saggio. Del tuo vecchio sé ormai non c’è più traccia. D’ora in poi, poiché la tua meditazione è diventata così potente e profonda che non ti sei nemmeno accorto del nido di formiche che ti è cresciuto addosso, il tuo nome sarà Vālmīki, ‘colui che è nato dentro a un formicaio’”.
Quello che fu un brigante si trasformò così nel grande saggio Vālmīki, che in seguito divenne anche il celebrato autore dell’epopea in versi del Rāmāyaṇa.
Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Valmiki, l'autore del poema epico Ramayana, che narra le gesta di Rama, il settimo Avatara.
"L’opera di Valmiki ha avuto un’azione di un’efficacia quasi incalcolabile nel plasmare la mente culturale dell’India: […] ha dato forma in larga misura a ciò che vi è di migliore e di più dolce nel suo carattere nazionale e ha evocato e fissato in esso le sfumature dell’anima più fini e delicate e un temperamento di grande sensibilità umana, cose che hanno un valore assai maggiore rispetto alla virtù e al comportamento formali di facciata."
Sri Aurobindo